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Regime fiscale affitti brevi

Regime fiscale affitti brevi

La modifica introdotta dalla Legge di Bilancio 2024

Di Marinella Perrini

La Legge di Bilancio 2024 introduce una modifica rilevante in merito al regime fiscale degli affitti brevi, ovvero quella tipologia di contratti di locazione che il decreto legge n. 50 del 2017 identifica per gli “immobili ad uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, inclusi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, al di fuori dell'esercizio di attività d’impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali online”. Il decreto in questione a suo tempo ha dato la possibilità ai locatori di aderire alla cedolare secca del 21%, un regime fiscale che consente ai proprietari di immobili di pagare un’imposta sostitutiva fissa sull’importo dei redditi da locazione, in alternativa alla tassazione ordinaria Irpef. Una misura introdotta per semplificare il carico fiscale sui redditi da affitto e per incentivare la regolarizzazione dei contratti di locazione. La Legge di Bilancio 2024 ha previsto il mantenimento del 21% per il primo immobile identificato dal proprietario nella dichiarazione dei redditi, ma ha elevato l’aliquota al 26% per eventuali ulteriori immobili fino a 4 unità da destinare ad affitti brevi. Se le unità immobiliari concesse in locazione breve sono più di quattro, l’attività si intende svolta in forma imprenditoriale e, quindi, non può essere applicata alcuna cedolare secca, ma diventa necessario aprire partita Iva e scegliere il regime fiscale più vantaggioso.

Il regime fiscale stabilito dalla nuova normativa si applicherà anche a chi affitta in locazione temporanea immobili arredati destinati all’ospitalità (appartamenti, case vacanze, stanze) tramite piattaforme online (es. Airbnb, Booking.com, ecc.), che facilitano la connessione tra i proprietari di immobili e i turisti o viaggiatori temporanei. Queste piattaforme, dal prossimo anno, assumeranno il ruolo di sostituti d’imposta, applicando una ritenuta d’acconto pari al 21% sulle tasse anziché al 26%. Successivamente, spetterà al contribuente indicare il regime della cedolare secca nella sua dichiarazione dei redditi e provvedere al pagamento di eventuali differenze tramite conguaglio.