Disuguaglianze salariali: la dimensione territoriale
La narrativa delle due Italie, che ci racconta di ampie differenze di reddito tra Nord e Sud del Paese, è conosciuta anche a livello internazionale.
Di Marinella Perrini
La narrativa delle due Italie, che ci racconta di ampie differenze di reddito tra Nord e Sud del Paese, è conosciuta anche a livello internazionale.
A un Centro-Nord più industrializzato, più ricco e dotato di servizi più efficienti, si contrappone un Sud rappresentato come omogeneamente più povero, meno sviluppato, caratterizzato da una bassa crescita. Ciò contribuirebbe a spiegare l’aggravarsi delle disuguaglianze di reddito da lavoro.
Ma quando si considera la geografia è davvero ancora soltanto una questione Nord-Sud? Effettivamente, se si calcolano dai dati Inps i redditi da lavoro annuali medi delle province italiane nel 2018, la differenza tra i redditi medi della provincia più ricca (Milano) e quella più povera (Vibo Valentia) è di 2 volte e mezza (22000 euro circa contro 9300).
Inoltre, il salario medio è di circa il 47% più alto nella provincia più ricca. Tuttavia, nonostante le grandi differenze nel reddito medio da lavoro tra province, meno del 4% della dispersione nei redditi da lavoro può essere attribuita a differenze provinciali!
Quasi tutta la dispersione dei redditi da lavoro in Italia (il 96%) è attribuibile a differenze intra provinciali. Ciò vuol dire che la differenza tra il reddito medio in provincia di Milano e in provincia di Napoli, ad esempio, è molto minore rispetto alla differenza di reddito tra l’individuo più povero e quello più ricco che vivono in provincia di Milano (o di Napoli).
Per dirla differentemente, se si prendono a caso due lavoratori, uno a Nord e uno a Sud Italia, dai dati amministrativi Inps, e si calcola la differenza nei redditi da lavoro annuali tra questi due lavoratori. Questa differenza sarà molto probabilmente più piccola di quella calcolata prendendo a caso due lavoratori dentro una stessa provincia (anche essa scelta a caso).
Se si procede casualmente con questo stesso esercizio 96 volte su 100 la differenza intra provinciale risulterà più grande. Ciò è vero nei dati sia se prende a riferimento l’anno 1985 che il 2018 (Briskar et al 2023b)[1].
Ciò vuol dire che questo fenomeno è strutturale nei dati in un arco temporale molto lungo. Stessi risultati si ottengono se partendo dalla coorte dei nati nel 1960, si calcola invece del reddito da lavoro annuale, il reddito su tutto l’arco della vita lavorata e si attribuisce come provincia di riferimento la provincia di residenza (ma i risultati cambiano poco se alternativamente si attribuisce come provincia la provincia di nascita).
Questi risultati suggeriscono come la disuguaglianza dei redditi sia un fenomeno molto eterogeneo e che i redditi possono subire variazioni molto alte anche solo passando da un comune ad un altro nella stessa provincia, ma probabilmente già passando da un quartiere più periferico ad uno più centrale. I dati documentano un ruolo molto marginale della componente tra province, a fronte di una componente interna alle province di gran lunga più importante e la necessità di affiancare alle attuali politiche place-based nuovi tipi di azioni a sostegno del Mezzogiorno per ridurre concretamente la disuguaglianza di reddito in Italia.
[1] Briskar et al 2023 workinps paper N 53.