Welfare aziendale/3: le differenze con il welfare negoziale
Una delle novità più significative della recente normativa è il venir meno della separazione tra welfare aziendale volontario e welfare negoziale.
Una delle novità più significative della recente normativa è il venir meno della separazione tra welfare aziendale volontario e welfare negoziale. In precedenza, come segnala il report di ricerca Welfare Index 2017, un confine rigido separava i due ambiti: le iniziative di welfare aziendale beneficiavano di incentivi nella condizione in cui fossero attuate per iniziativa volontaria delle imprese. Questa separazione generava un contrasto di interessi che restringeva le opportunità di sviluppo del welfare. L’attuale regolazione elimina questo contrasto, equiparando tutte le possibili fonti istitutive di welfare aziendale:
• le decisioni volontarie dell’azienda;
• i regolamenti aziendali;
• gli accordi e i contratti aziendali o territoriali;
• la contrattazione collettiva nazionale.
Questo determina un contesto allargato di opportunità e di possibile collaborazione tra tutti i soggetti interessati allo sviluppo del welfare integrativo.
Il welfare collettivo ha bisogno dell’iniziativa aziendale e il welfare aziendale ha bisogno del sostegno della negoziazione collettiva. E’ necessario, secondo il Rapporto di ricerca, ampliare il raggio di accesso degli strumenti e degli incentivi di welfare nel sistema delle piccole imprese. Come segnala il Welfare Index il nostro sistema produttivo è costituito da 6.3 milioni di imprese, di cui 6 milioni di microimprese con meno di 10 addetti, 300.000 piccole e medie imprese da 10 a 250 addetti, e solamente 3.900 grandi imprese con più di 250 addetti.
Il confronto con la media europea e con i principali paesi dell’Unione rende ancor più evidente la nostra peculiarità, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dei lavoratori per classi di imprese. Solamente il 20% dei lavoratori italiani sono impiegati nelle grandi imprese, contro una quota tra il 30 e il 40% in Francia, in Germania e nella media europea, e una quota prossima al 50% nel Regno Unito. L’80% dei lavoratori italiani operano in 6,3 milioni di microimprese e PMI. Questo dato spiega in larga misura le difficoltà di diffusione tanto del welfare collettivo quanto del welfare di iniziativa aziendale e la necessità di sostenere questo sforzo come componente fondamentale anche delle politiche economiche e del lavoro. I grandi istituti del welfare collettivo, i fondi pensione e i fondi sanitari, si espandono ma ancora oggi faticano a raggiungere la maggioranza dei lavoratori. Fondazione Studi Consulenti del Lavoroe Sodexo Benefits &Rewards Services, parte del Gruppo francese Sodexo, hanno siglato una convenzione per favorire la diffusione del welfare nelle piccole e medie imprese. I Consulenti grazie a questa intesa hanno a disposizione due piattaforme gratuite in grado di ovviare alla non semplice gestione operativa, snellire la parte burocratica amministrativa ed ampliare il più possibile il paniere dei beni e dei servizi offerti in base alle esigenze dei dipendenti. Maggiori info su www.consulentidellavoro.it