I licenziamenti in Italia: l'analisi dell’INPS

Il tema dei licenziamenti è stato a lungo ed è tuttora uno dei principali catalizzatori del dibattito sul mercato del lavoro e sulla sua regolazione ottimale.
Il tema dei licenziamenti è stato a lungo ed è tuttora uno dei principali catalizzatori del dibattito sul mercato del lavoro e sulla sua regolazione ottimale ai fini di consentire il miglior sviluppo del capitale umano e la crescita dell’economia. L’Inps ha deciso, utilizzando i dati Inps/Uniemens, di svolgere un lavoro di indagine che riguarda la dinamica e la composizione delle cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato motivate da licenziamento nel periodo 2007-2014. I licenziamenti sono stati identificati innanzitutto utilizzando la causale di cessazione e quindi integrando tale risultato con le informazioni ricavate controllando sia l’eventuale inserimento in lista di mobilità sia l’eventuale pagamento del cosiddetto “ticket licenziamenti” introdotto dalla legge 92/2012 a partire dal 1 gennaio 2013.
Prima della crisi i licenziati risultavano meno di 600.000. Nel 2014 erano circa il 25% in più, evidenziando un tasso di licenziamento attorno al 7% contro un valore attorno al 5% pre-crisi. I licenziamenti individuali costituiscono la stragrande maggioranza dei licenziamenti (circa l’80% dei licenziamenti totali). Nella gran parte dei casi le imprese, dopo il 2013, pagano il ticket licenziamenti (TL). I licenziamenti collettivi nel 2014 hanno toccato un livello molto elevato (oltre 130.000), dovuto alla rincorsa a catturare l’ultima opportunità di un lungo periodo di indennità di mobilità (dal 1 gennaio 2015 la durata dell’indennità di mobilità risulta fortemente ridotta in particolare per gli over 50). E’ interessante considerare anche come la dinamica dei licenziamenti rifletta da vicino la dinamica del pil e dell’occupazione.